mercoledì 10 agosto 2016

Dal massacro del Charlie Hebdo alle unioni civili – cronaca del non-senso


Dopo la strage del Charlie Hebdo, esempio di moderna satira dissacratrice feroce e violenta, il giornalista televisivo spiegava che la Francia reagiva in difesa dei valori dell’occidente. Vicino a lei, tra la folla, tre giovani, uno di colore, impegnati in uno shake a ritmo di discoteca, patetico segno concreto, assieme alla rivista satirica, di questi valori di liberà in cui l’occidente crede. E’ di questi giorni la polemica nostrana sulle modalità celebrative della registrazione delle unioni civili, che, come si è detto, non essendo un matrimonio, sono tuttavia dotate di pari dignità, anche a fini celebrativi, e soggette alle stesse regole. Un istituto nuovo, si dice, una vera sfida alla nostra intelligenza razionale, si potrebbe aggiungere. Un po’ come dire, in un altro campo: tu non sei un avvocato, perché non hai fatto la pratica forense e non ha i superato l’esame di Stato, però sei un legal services provider; se ti registri all’Ordine Avvocati puoi assumere incarichi, fornire consulenze e patrocinare in tribunale, iscriverTi alla Cassa Forense e, in genere, fare tutto quello che fanno gli avvocati. Solo, sei esentato dal dovere di fedele patrocinio, e in questo sta la differenza con l’avvocato vero e proprio. E’ la stessa logica, della finzione, che presiede la normativa che consente il cambio chirurgico di sesso: senti che il tuo corpo non corrisponde alla rappresentazione psichica che hai di te? Ti senti una donna in un corpo di uomo? Oppure non ti senti né donna, né uomo, e quindi rifiuti qualsiasi connotazione sessuale e di genere? Bene, se uno psicologo del Servizio Sanitario Nazionale certifica questo tuo sentire, un intervento chirurgico adatterà il tuo soma alla psiche. Una illusione, perché nel tuo DNA continueranno ad esistere i medesimi cromosomi XX ed XY che hanno determinato il tuo essere uomo o donna, ed anche il tuo cervello risulterà impermeabile a qualsiasi trasformazione. Per lui continuerai ad essere uomo, o donna, quale sei secondo natura. Nei casi delle unioni civili e della psicologia, cosiddetta, di genere, assistiamo quindi, assecondandola anche normativamente, ad una finzione, illudendoci che la natura possa essere cambiata in base ai personali orientamenti della psiche. Qualcosa di simile avveniva nelle filosofie gnostiche e nel manicheismo, dove grande rilievo aveva lo spirito, l’intelletto, ed il corpo, espressione della vile materia, era visto come un ostacolo, ed un impedimento alla piena realizzazione di sé. Ci troviamo quindi al cospetto di uomini e donne che nelle unioni civili fanno finta di essere un matrimonio, e nel cambio chirurgico di sesso di essere ciò che in natura non sono, e non possono essere. A questa finzione viene dato il suggello normativo, cercando, anche, di impedire e soffocare in vario modo che, su questi temi, la si possa pensare diversamente. Una vera e propria rieducazione, una colonizzazione ideologica, per dirla con Papa Francesco, nello stile dello Stato Etico.
Che dire di tutto ciò? Assistiamo ad un pesante sonno della ragione. Nell’animo umano è radicata una forte richiesta di senso, del senso della vita, della realtà, delle cose che accadono, della morte. Tutto questo risiede nella coscienza individuale, formata dalla percezione del mondo esterno e dal significato ad esso attribuito, con un movimento intenzionale, attraverso il linguaggio. La coscienza custodisce la rappresentazione del mondo e di quello che, per ciascuno, è il suo senso o, simmetricamente, non-senso. La coscienza è bene aggregata quando il mondo dei fenomeni appare ordinato e finalizzato, anche in una prospettiva religiosa e trascendentale, e le domande fondamentali trovano appagante risposta. Se queste risposte mancano, se la realtà non ha senso, se l’inconscio trasmette i messaggi inquietanti e disgregativi che scaturiscono da una visione del mondo distorta ed incompleta, la coscienza si disgrega, ed una coscienza disaggregata è molto simile alla condizione della malattia mentale. Lo scriveva Carl Gustav Jung (‘Il significato dell’inconscio nell’educazione individuale’, in Opere, Torino, 1999, 149).
E’ esattamente quello che sta accadendo: stiamo connotando di non-senso la realtà. O, meglio, stiamo finalizzando ogni cosa alla soddisfazione di ogni desiderio personale, come se l’Io personale di ciascuno coincidesse con l’assoluto. E’ il senso del peccato originale, farsi simile a Dio, poter stabilire che cosa è male e che cosa è bene. Il risultato, per chi lo voglia vedere, è sotto i nostri occhi: ciò che è bene per uno è male per l’altro, non si capisce più cosa sia bene e cosa sia male, dopo il matrimonio gay si affaccia la poligamia (la propone in questi giorni, senza reticenze, Hamza Roberto Piccardo, fondatore dell'Ucoii, l'Unione delle Comunità Islamiche in Italia), accanto alla sessualizzazione precoce dei bambini propugnata nella scuola e dal Servizio Sanitario Nazionale. Prevedibilmente presto (già la normativa civilistica si è attenuata) cadranno i tabù dell’incesto e quello, ad esso simbolicamente legato, della pedofilia. Il matrimonio tra l’uomo e la donna, origine della famiglia e fondamento della società, svilito, normativamente e simbolicamente distrutto, è stato ridotto a mera opzione affettiva tra le tante, a realtà privata e disponibile, salvo rivelarsi una gabbia, quasi una sala di tortura, davanti ai tribunali, in caso di separazione e divorzio.
Secondo una interpretazione, la radice della parola latina ‘iustum’, ‘giusto’, è ‘ius’, ‘diritto’: è giusto, secondo giustizia, ciò che è secondo il diritto. Ma, allora, basta una legge dello Stato per sancire ciò che è giusto? Basta cambiare il significato delle parole per cambiare la natura? Ognuno può dare, in coscienza, la sua risposta. Se oggi, in coscienza, non si sa più che cosa è bene, e che cosa è male o, ciò che è lo stesso, per alcuni è bene ciò che per altri è male, forse occorre ammettere che non è la legge dello Stato che possa sancire cosa sia veramente giusto e che cosa no. Il vero codice morale è profondamente radicato nella realtà delle cose, nel fine in essa inscritto, per cui la realtà appare come una promessa (‘pro’ e ‘missa’, messa qui, davanti a noi, per qualcosa, per un fine). Pretendere, illusoriamente, di modificare questa realtà con le leggi o cambiando il senso delle parole, vuol dire creare un mondo illusorio e senza senso, come affermare che è facoltativo rispettare i patti, o che l’acqua scorre verso l’alto, introdurre un conflitto schizofrenico tra la razionalità della mente e la intuizione del cuore, operare per la disgregazione delle coscienze individuali, ponendo quindi le premesse per la nevrosi e, a seguire, della pazzia collettiva di cui già si intravvedono i segni. Quella follìa diffusa e nascosta dietro l’apparenza di normalità che occhieggia dai massacri e dalle tragedie che la cronaca, in questi ultimi tempi, non ci risparmia.
Avanti così, basteranno forse una o due generazioni per rendersene meglio conto. Sperando che, quando ciò dovesse avvenire, non sia troppo tardi.

Nessun commento: