Dopo la strage del Charlie Hebdo, esempio di moderna satira
dissacratrice feroce e violenta, il giornalista televisivo spiegava che la
Francia reagiva in difesa dei valori dell’occidente. Vicino a lei, tra la
folla, tre giovani, uno di colore, impegnati in uno shake a ritmo di discoteca,
patetico segno concreto, assieme alla rivista satirica, di questi valori di
liberà in cui l’occidente crede. E’ di questi giorni la polemica nostrana sulle
modalità celebrative della registrazione delle unioni civili, che, come si è
detto, non essendo un matrimonio, sono tuttavia dotate di pari dignità, anche a
fini celebrativi, e soggette alle stesse regole. Un istituto nuovo, si dice,
una vera sfida alla nostra intelligenza razionale, si potrebbe aggiungere. Un
po’ come dire, in un altro campo: tu non sei un avvocato, perché non hai fatto
la pratica forense e non ha i superato l’esame di Stato, però sei un legal services provider; se ti registri
all’Ordine Avvocati puoi assumere incarichi, fornire consulenze e patrocinare
in tribunale, iscriverTi alla Cassa Forense e, in genere, fare tutto quello che
fanno gli avvocati. Solo, sei esentato dal dovere di fedele patrocinio, e in
questo sta la differenza con l’avvocato vero e proprio. E’ la stessa logica,
della finzione, che presiede la normativa che consente il cambio chirurgico di
sesso: senti che il tuo corpo non corrisponde alla rappresentazione psichica
che hai di te? Ti senti una donna in un corpo di uomo? Oppure non ti senti né
donna, né uomo, e quindi rifiuti qualsiasi connotazione sessuale e di genere?
Bene, se uno psicologo del Servizio Sanitario Nazionale certifica questo tuo
sentire, un intervento chirurgico adatterà il tuo soma alla psiche. Una
illusione, perché nel tuo DNA continueranno ad esistere i medesimi cromosomi XX
ed XY che hanno determinato il tuo essere uomo o donna, ed anche il tuo
cervello risulterà impermeabile a qualsiasi trasformazione. Per lui continuerai
ad essere uomo, o donna, quale sei secondo natura. Nei casi delle unioni civili
e della psicologia, cosiddetta, di genere, assistiamo quindi, assecondandola
anche normativamente, ad una finzione, illudendoci che la natura possa essere
cambiata in base ai personali orientamenti della psiche. Qualcosa di simile
avveniva nelle filosofie gnostiche e nel manicheismo, dove grande rilievo aveva
lo spirito, l’intelletto, ed il corpo, espressione della vile materia, era
visto come un ostacolo, ed un impedimento alla piena realizzazione di sé. Ci
troviamo quindi al cospetto di uomini e donne che nelle unioni civili fanno
finta di essere un matrimonio, e nel cambio chirurgico di sesso di essere ciò
che in natura non sono, e non possono essere. A questa finzione viene dato il
suggello normativo, cercando, anche, di impedire e soffocare in vario modo che,
su questi temi, la si possa pensare diversamente. Una vera e propria
rieducazione, una colonizzazione ideologica, per dirla con Papa Francesco, nello
stile dello Stato Etico.
Che dire di tutto ciò? Assistiamo ad un pesante sonno
della ragione. Nell’animo umano è radicata una forte richiesta di senso, del
senso della vita, della realtà, delle cose che accadono, della morte. Tutto
questo risiede nella coscienza individuale, formata dalla percezione del mondo
esterno e dal significato ad esso attribuito, con un movimento intenzionale,
attraverso il linguaggio. La coscienza custodisce la rappresentazione del mondo
e di quello che, per ciascuno, è il suo senso o, simmetricamente, non-senso. La
coscienza è bene aggregata quando il mondo dei fenomeni appare ordinato e
finalizzato, anche in una prospettiva religiosa e trascendentale, e le domande
fondamentali trovano appagante risposta. Se queste risposte mancano, se la
realtà non ha senso, se l’inconscio trasmette i messaggi inquietanti e
disgregativi che scaturiscono da una visione del mondo distorta ed incompleta,
la coscienza si disgrega, ed una coscienza disaggregata è molto simile alla
condizione della malattia mentale. Lo scriveva Carl Gustav Jung (‘Il significato dell’inconscio
nell’educazione individuale’, in Opere, Torino,
1999, 149).
E’ esattamente quello che sta accadendo: stiamo
connotando di non-senso la realtà. O, meglio, stiamo finalizzando ogni cosa
alla soddisfazione di ogni desiderio personale, come se l’Io personale di
ciascuno coincidesse con l’assoluto. E’ il senso del peccato originale, farsi
simile a Dio, poter stabilire che cosa è male e che cosa è bene. Il risultato,
per chi lo voglia vedere, è sotto i nostri occhi: ciò che è bene per uno è male
per l’altro, non si capisce più cosa sia bene e cosa sia male, dopo il
matrimonio gay si affaccia la poligamia (la propone in questi giorni, senza
reticenze, Hamza Roberto Piccardo, fondatore dell'Ucoii, l'Unione delle Comunità Islamiche in Italia), accanto
alla sessualizzazione precoce dei bambini propugnata nella scuola e dal
Servizio Sanitario Nazionale. Prevedibilmente presto (già la normativa
civilistica si è attenuata) cadranno i tabù dell’incesto e quello, ad esso
simbolicamente legato, della pedofilia. Il matrimonio tra l’uomo e la donna, origine
della famiglia e fondamento della società, svilito, normativamente e
simbolicamente distrutto, è stato ridotto a mera opzione affettiva tra le
tante, a realtà privata e disponibile, salvo rivelarsi una gabbia, quasi una
sala di tortura, davanti ai tribunali, in caso di separazione e divorzio.
Secondo una interpretazione, la radice della parola
latina ‘iustum’, ‘giusto’, è ‘ius’, ‘diritto’: è giusto, secondo giustizia, ciò
che è secondo il diritto. Ma, allora, basta una legge dello Stato per sancire
ciò che è giusto? Basta cambiare il significato delle parole per cambiare la
natura? Ognuno può dare, in coscienza, la sua risposta. Se oggi, in coscienza,
non si sa più che cosa è bene, e che cosa è male o, ciò che è lo stesso, per
alcuni è bene ciò che per altri è male, forse occorre ammettere che non è la
legge dello Stato che possa sancire cosa sia veramente giusto e che cosa no. Il
vero codice morale è profondamente radicato nella realtà delle cose, nel fine in
essa inscritto, per cui la realtà appare come una promessa (‘pro’ e ‘missa’,
messa qui, davanti a noi, per qualcosa, per un fine). Pretendere,
illusoriamente, di modificare questa realtà con le leggi o cambiando il senso
delle parole, vuol dire creare un mondo illusorio e senza senso, come affermare
che è facoltativo rispettare i patti, o che l’acqua scorre verso l’alto, introdurre
un conflitto schizofrenico tra la razionalità della mente e la intuizione del cuore,
operare per la disgregazione delle coscienze individuali, ponendo quindi le
premesse per la nevrosi e, a seguire, della pazzia collettiva di cui già si
intravvedono i segni. Quella follìa diffusa e nascosta dietro l’apparenza di
normalità che occhieggia dai massacri e dalle tragedie che la cronaca, in
questi ultimi tempi, non ci risparmia.
Avanti così, basteranno forse una o due generazioni
per rendersene meglio conto. Sperando che, quando ciò dovesse avvenire, non sia
troppo tardi.
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