Un blog per condividere le riflessioni ed i commenti che i fatti del nostro tempo suscitano.
domenica 25 maggio 2014
lunedì 10 marzo 2014
Il Padre e la regola
Chi,
nei momenti di stanchezza e di difficoltà, non è stato tentato di mollare
tutto, di lasciarsi andare, magari di annegare i dispiaceri nell’alcol, o di dimenticarli
nel sesso, di fuggire, insomma, dalle difficoltà del presente, cercando sollievo
con la fuga dalla realtà, in un proprio personale nirvana?
Questa
reazione, ci insegna Jacques Lacan, non è nient’altro che la tentazione della
regressione, del ritorno all’universo indistinto della fase pregenitale, la
ricerca del calore del seno materno, un mondo dove tutto era indistinto e ci si
poteva abbandonare nell’alveo morbido ed ovattato delle cure materne.
Un
mondo nel quale, d’istinto, ed inconsapevolmente, spesso cerchiamo idealmente
di tornare, e dal quale abbiamo cominciato, poco a poco, a liberarci, nel
processo non mai realmente finito di conquista di noi stessi, nella costruzione
della nostra personalità, per una serie di fattori esterni di ‘disturbo’. Tra
questi, prima di tutti, l’azione paterna.
La
prima norma universale, presente in tutte le epoche ed in tutte le culture, ci
insegna il grande antropologo Levi-Strauss, è il divieto dell’incesto. Il
padre, come ha evidenziato la psicoanalisi, da Freud e, in particolare, da Jung
in poi, portando la regola, la norma, rompe il rapporto simbiotico tra il
bambino e la madre, ed introietta nel bambino il principio di realtà.
Con
l’intervento del padre, nelle dinamiche virtuose del complesso di Edipo da esso
innestate, viene spezzato nel bambino il senso di onnipotenza, di essere il
centro di un mondo nel quale tutto è universale ed indistinto, e scatta il
primo meccanismo che è alla base delle relazioni sociali (e, quindi, del
diritto): il riconoscimento. Il riconoscimento dell’altro, di un terzo,
rappresentato in primo luogo dal padre.
Ponendo
la norma, il padre rende quindi al figlio un servizio, frustrandone gli istinti
narcisistici e portando, mediante l’identificazione con la figura paterna e la
sua idealizzazione, al riconoscimento progressivo della realtà, alla conquista
del proprio io, alla formazione della propria personalità.
Questa
funzione del padre nello sviluppo del bambino aiuta anche a comprendere che
l’autorità è un servizio, non una affermazione di potere, ma un aiuto a
crescere, a prendere atto della realtà, ad essere educato alla azione ed alla
rinuncia, abbandonando la prospettiva edonistica della ricerca della
soddisfazione dei bisogni e dell’appagamento del piacere, in che
sostanzialmente, in natura, consiste il mondo materno, i suoi simboli, gli
archetipi nei quali si presenta.
Questo
quadro, che ho voluto pur così grossolanamente rappresentare, ha delle singolari
affinità con ciò che sta ora accadendo nella sfera sociale e pubblica delle relazioni
umane.
In
essa, notiamo innanzitutto un pesante appannamento del principio di realtà.
Lo
profetizzava il grande scrittore inglese J. G. Chesterton, secondo il quale
sarebbero venuti tempi nei quali fuochi sarebbero stati accesi e spade sguainate
per dimostrare che una pietra è una pietra e che le foglie sono verdi d’estate.
Se
si può normare per legge il matrimonio omosessuale, e presentare la diversità gender come normale e semplicemente alternativa
alla eterosessualità, ciò è esattamente la prova che la profezia chestertoniana
si è avverata: la società naviga ormai in un mondo irreale, preda di visioni e
deliri che ben si possono sovrapporre a quelli infantili.
A
ben vedere, questa sembra una conseguenza piuttosto naturale della rimozione,
dagli schemi sociali, della figura del padre e del principio di autorità che
esso rappresentava.
Fatto
che, secondo Jacques Lacan, è la base della grande nevrosi dei nostri tempi.
Non
solo degli umani padri di famiglia, assenti, come ci insegna lo psicologo Claudio
Risé, spesso ridotti a stucchevoli manichini, narcisisti più o meno manierosi, misurati
in base alla loro capacità di produrre reddito. Ma anche del Padre Celeste,
Dio, così presentato nella Sacra Scrittura, nel cristianesimo.
In
assenza di un Padre che dà la norma, la regola, la realtà ed il suo significato
sono destinate a sfuggirci, a rimanere fenomeni vuoti ed incomprensibili. Così
da giustificare ogni relativismo, anche sul piano etico.
Avviene
così che la legge dello Stato, anziché aiutarci ad introiettare la realtà, si
piega invece a soddisfare ogni istanza e finanche ogni capriccio individuale,
rinunciando alla propria missione ed alla propria funzione, con svuotamento di
ciò che il diritto è chiamato costitutivamente ad essere, in sé.
E
così, a livello sociale, si osserva una regressione collettiva verso un mondo
indistinto dove, come nel bambino, può essere messo in discussione e sfuggire
persino un dato solido ed evidente, e non solo sul piano biologico, come la
differenza sessuale, il cui riconoscimento e la cui mancata radicazione nel sé
comporta, per lo psichiatra cattolico Tony Anatrella, la mancanza del
presupposto indispensabile per poter capire la realtà.
Se
non è orientata dal principio di realtà, dal carattere oggettivo delle sue
istanze, e dal suo riconoscimento, la ragione diviene, come è, collettivamente,
divenuta, irragionevole.
Questi
sono i tempi paurosi che stiamo vivendo, nei quali si tenta, con l’impiego di
enormi risorse, di inculcare visioni antropologiche assurde e fuorvianti, quali
sono quelle dei genders, tali da
destabilizzare (o, come anche si è detto, da decostruire) l’ordine sociale ed
il suo più solido e certo fondamento: la famiglia fondata sul matrimonio tra un
uomo ed una donna.
domenica 2 marzo 2014
L’UNAR e la propaganda ideologica gay ed LGBT friendly
Cercando
di semplificare al massimo, l’Unione Europea, nata tra a Roma e Parigi con i
trattati degli anni ’50 per mere competenze e finalità economiche e dei
commerci, dopo l’introduzione dell’unione monetaria (realizzata con il Trattato
di Maastricht del 7.2.1992) e l’approvazione della Costituzione Europea
(Trattato di Lisbona del 13.12.2007), vuole diventare anche un’Europa dei
cittadini (europei) e dei loro diritti fondamentali.
A
tal fine, dopo l’approvazione, il 4.11.1950, della Convenzione Europea dei
Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali (c.d. ‘CEDU’, acronimo che
contraddistingue anche la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo), il 7.12.2000
viene approvata la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, la cosiddetta
‘Carta di Nizza’, che a seguito del richiamo dell’art. 6 del Trattato
sull’Unione Europea (come modificato dal Trattato di Lisbona), ha per i paesi
membri il valore e l’efficacia (vincolante) di un trattato internazionale.
L’Europa,
tuttavia, in base al suo trattato istitutivo, non ha le caratteristiche di uno
Stato sovrano, e le sue competenze sono limitate alle materie previste, per
l’appunto, dai trattati che la istituiscono.
Tra
queste materie, occorre dire subito, non rientrano il diritto di famiglia e
delle persone, e su tali materie il Trattato di Lisbona e la Carta dei Diritti
di Fondamentali del 2000, approvata a Nizza, non sono affatto vincolanti per lo
Stato Italiano, né, tra parentesi, in tema di matrimonio, famiglia, sessualità
ed orientamento sessuale, hanno il significato esplicito che alcuni vorrebbere
loro attribuire.
I
principi e diritti in essi affermati, essendo limitati alle competenze della Unione
Europea, non hanno, comunque, un valore universalistico, al contrario di quelli
affermati nella nostra Costituzione.
Questa
complicata, certamente noiosa e grossolana (ma spero sufficientemente chiara)
premessa per dire che quello che pensa l’Europa sulla persona e sulla famiglia,
sul matrimonio e sulla filiazione, sulla educazione dei figli e sulla
istruzione, non vincola affatto gli stati membri, che continuano ad essere
regolati e vincolati da quello che, invece, prevedono le rispettive leggi e Costituzioni.
Se
le cose stanno così, viene da chiedersi: ma perché, allora, l’UNAR (Ufficio del
Ministero delle Pari Opportunità che si occupa di contrastare le
discriminazioni razziali) è stato così sollecito nel recepire la
raccomandazione del Consiglio d’Europa (CM/REC(2015)5) che, con il titolo, “Combattere le discriminazioni basate
sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”, in realtà attua una
vera e propria propaganda ideologica pro gay
ed LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e
Transgender), dai contenuti gestiti in esclusiva dalle associazioni di questi
ultimi, senza neppure il consulto dell’associazionismo pro famiglia c.d.
‘tradizionale’ (in realtà l’unica che possa essere contraddistinta da tal
nome)? Perché a seguito di una semplice raccomandazione del Consiglio d’Europa,
non vincolante per lo Stato Italiano ed anzi –volendo- in contrasto con il
dettato costituzionale, in assenza di leggi approvate dal Parlamento, il
Ministero delle Pari Opportunità ha affidato a ben 29 associazioni di attivisti
gay e LGBT, ed all’Istituto Beck, senza neppure consultare le associazioni pro famiglia,
l’elaborazione di linee guida e (a spese dei cittadini) di libretti, da
diffondere nelle scuole, che presentano l’omosessualità e le tendenze ed
orientamenti sessuali LGBT come fatti assolutamente normali, alternativi alla
eterosessualità e liberamente opzionabili dalla persona? I genitori e le
famiglie italiane, e gli stessi insegnanti, sono tutti d’accordo che lo Stato
Italiano, sostituendosi e loro ed in contrasto con i loro convincimenti morali
e religiosi, insegni ai loro figli e promuova un atteggiamento gay ed LGBT friendly in una materia,
come quella della sessualità, delicata, certamente discutibile e discussa, che
avrà come risultato quello di violare il diritto dovere di educare e la libertà
di insegnamento, ingenerando nei piccoli confusione e disorientamento? E perché
nei centri di potere l’ideologia di una minoranza, quelli degli attivisti gay ed LGBT, deve prevalere contro quelle che probabilmente sono le
convinzioni e la sensibilità della stragrande maggioranza dei cittadini?
Ecco,
queste sono le domande che mi pongo, consolato dal pensiero che il governo
Letta (dopo tante rassicurazioni di sostegno) sia provvidenzialmente caduto
proprio per questa ragione di fondo: per lo scandalo ai piccoli che i suoi
ministri stavano perpetrando. Metaforicamente, si tratta forse di una forma
(edulcorata) di quella macina al collo che Gesù indicava come preferibile per
chi scandalizza i piccoli che credono in Lui (Mt. 18, 6).
Alla Messa di mezzanotte
sabato 1 marzo 2014
Sintesi sulla famiglia
In questi giorni sono arrivato a questa sintesi.
La famiglia è come il codice sorgente di Windows, è il
codice sorgente della società umana.
Il passaggio dalla natura alla cultura si realizza in modo
naturale nella famiglia, nella sua essenziale struttura, per meccanismi non
intenzionali ma necessari in base alla intrinseca natura dei rapporti parentali
che, a partire dal matrimonio, ivi sorgono e si sviluppano.
L’immagine di Dio, nella sua dimensione trinitaria, si
rivela, in questo modo, profondamente impressa nella famiglia, nel suo necessario
presupposto della differenza sessuale, nell’essere l’uomo creato maschio e
femmina.
Sono sempre più profondamente stupito ed impressionato dalla Sapienza della Creazione!
Sono sempre più profondamente stupito ed impressionato dalla Sapienza della Creazione!
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