Cercando
di semplificare al massimo, l’Unione Europea, nata tra a Roma e Parigi con i
trattati degli anni ’50 per mere competenze e finalità economiche e dei
commerci, dopo l’introduzione dell’unione monetaria (realizzata con il Trattato
di Maastricht del 7.2.1992) e l’approvazione della Costituzione Europea
(Trattato di Lisbona del 13.12.2007), vuole diventare anche un’Europa dei
cittadini (europei) e dei loro diritti fondamentali.
A
tal fine, dopo l’approvazione, il 4.11.1950, della Convenzione Europea dei
Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali (c.d. ‘CEDU’, acronimo che
contraddistingue anche la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo), il 7.12.2000
viene approvata la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, la cosiddetta
‘Carta di Nizza’, che a seguito del richiamo dell’art. 6 del Trattato
sull’Unione Europea (come modificato dal Trattato di Lisbona), ha per i paesi
membri il valore e l’efficacia (vincolante) di un trattato internazionale.
L’Europa,
tuttavia, in base al suo trattato istitutivo, non ha le caratteristiche di uno
Stato sovrano, e le sue competenze sono limitate alle materie previste, per
l’appunto, dai trattati che la istituiscono.
Tra
queste materie, occorre dire subito, non rientrano il diritto di famiglia e
delle persone, e su tali materie il Trattato di Lisbona e la Carta dei Diritti
di Fondamentali del 2000, approvata a Nizza, non sono affatto vincolanti per lo
Stato Italiano, né, tra parentesi, in tema di matrimonio, famiglia, sessualità
ed orientamento sessuale, hanno il significato esplicito che alcuni vorrebbere
loro attribuire.
I
principi e diritti in essi affermati, essendo limitati alle competenze della Unione
Europea, non hanno, comunque, un valore universalistico, al contrario di quelli
affermati nella nostra Costituzione.
Questa
complicata, certamente noiosa e grossolana (ma spero sufficientemente chiara)
premessa per dire che quello che pensa l’Europa sulla persona e sulla famiglia,
sul matrimonio e sulla filiazione, sulla educazione dei figli e sulla
istruzione, non vincola affatto gli stati membri, che continuano ad essere
regolati e vincolati da quello che, invece, prevedono le rispettive leggi e Costituzioni.
Se
le cose stanno così, viene da chiedersi: ma perché, allora, l’UNAR (Ufficio del
Ministero delle Pari Opportunità che si occupa di contrastare le
discriminazioni razziali) è stato così sollecito nel recepire la
raccomandazione del Consiglio d’Europa (CM/REC(2015)5) che, con il titolo, “Combattere le discriminazioni basate
sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”, in realtà attua una
vera e propria propaganda ideologica pro gay
ed LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e
Transgender), dai contenuti gestiti in esclusiva dalle associazioni di questi
ultimi, senza neppure il consulto dell’associazionismo pro famiglia c.d.
‘tradizionale’ (in realtà l’unica che possa essere contraddistinta da tal
nome)? Perché a seguito di una semplice raccomandazione del Consiglio d’Europa,
non vincolante per lo Stato Italiano ed anzi –volendo- in contrasto con il
dettato costituzionale, in assenza di leggi approvate dal Parlamento, il
Ministero delle Pari Opportunità ha affidato a ben 29 associazioni di attivisti
gay e LGBT, ed all’Istituto Beck, senza neppure consultare le associazioni pro famiglia,
l’elaborazione di linee guida e (a spese dei cittadini) di libretti, da
diffondere nelle scuole, che presentano l’omosessualità e le tendenze ed
orientamenti sessuali LGBT come fatti assolutamente normali, alternativi alla
eterosessualità e liberamente opzionabili dalla persona? I genitori e le
famiglie italiane, e gli stessi insegnanti, sono tutti d’accordo che lo Stato
Italiano, sostituendosi e loro ed in contrasto con i loro convincimenti morali
e religiosi, insegni ai loro figli e promuova un atteggiamento gay ed LGBT friendly in una materia,
come quella della sessualità, delicata, certamente discutibile e discussa, che
avrà come risultato quello di violare il diritto dovere di educare e la libertà
di insegnamento, ingenerando nei piccoli confusione e disorientamento? E perché
nei centri di potere l’ideologia di una minoranza, quelli degli attivisti gay ed LGBT, deve prevalere contro quelle che probabilmente sono le
convinzioni e la sensibilità della stragrande maggioranza dei cittadini?
Ecco,
queste sono le domande che mi pongo, consolato dal pensiero che il governo
Letta (dopo tante rassicurazioni di sostegno) sia provvidenzialmente caduto
proprio per questa ragione di fondo: per lo scandalo ai piccoli che i suoi
ministri stavano perpetrando. Metaforicamente, si tratta forse di una forma
(edulcorata) di quella macina al collo che Gesù indicava come preferibile per
chi scandalizza i piccoli che credono in Lui (Mt. 18, 6).
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