domenica 2 marzo 2014

Alla Messa di mezzanotte

Paolo Uccello: Natività di Maria (1433)

Volevo raccontare questa piccola esperienza. Dopo la cena della Vigilia, siamo andati in Parrocchia per partecipare alla Messa di mezzanotte. Siamo arrivati per tempo, tanto da trovare posto nelle panche piuttosto avanti nella navata unica. Sulla parete dell’abside, di fronte a noi, la immensa Deesis di Kiko Arguello. Qualche minuto, e gli accoliti cominciano a transitare alla nostra destra in fila indiana, di lato, guadagnando il fondo della chiesa per la processione d’ingresso. Sfilano rapidi la croce astile, il turibolo, la Parola, i concelebranti, ultimo il Parroco Don Luigi. Mi accorgo con sorpresa che quest’ultimo porta in braccio una statua del Bambinello lunga una quarantina di centimetri. Lo porta in braccio, esattamente come una madre il figlio. La processione si schiera e comincia a percorrere la corsia centrale, alla nostra sinistra, verso l’altare; il coro intona ‘Astro del Ciel …’. Ora vedo tutti di spalle, la nuvola dell’incenso si disperde sopra le teste, le fila si aprono a raggiera, ciascuno raggiunge il suo posto del cerimoniale liturgico. Don Luigi, i curati ed il cerimoniere si accostano, invece, davanti all’altare, in basso, le spalle alla assemblea, al centro del transetto, dove c’è un piccolo presepe. La culla vuota, in attesa dell’evento. Mentre Don Luigi si china, ed io, fino a quel momento quasi assopito e stordito, finalmente capisco cosa sta per fare, d’un tratto mi ritrovo a guardare la scena come da un altro mondo, da un’altra dimensione. Mi rivedo sfilare davanti come in un lampo le tante letture sbocconcellate, anni di illuminazioni improvvise e quasi non cercate sul mistero del matrimonio e della famiglia, una sintesi teologica, psicologica, filosofica, del mistero sponsale e della dimensione trinitaria dell’Amore. Mi sorprende come in un agguato la straordinaria unità ed intima coerenza delle cose, delle categorie, degli archetipi di questo nostro mondo, che scopro con sorprendente facilità stretto e solidale alla conformazione ed alla logica, se così si possono chiamare, di un Dio Trinitario. Rimango meravigliato di quanto stretto sia l’abbraccio con il quale Dio ha voluto stringere la sua creatura, l’uomo, e quanto radicalmente profonda sia l’immagine di Sé che Egli ha voluto imprimere in lui. Sembra tutto così semplice e facile! Don Luigi si china e depone il Bambino nella culla: la Chiesa ha generato Cristo! Esattamente come una madre, precisamente come Maria, fecondata dal Padre, per opera dello Spirito Santo, la Chiesa genera continuamente Gesù Cristo, il Salvatore. Le categorie e le dinamiche dell’Amore sono, nel disegno di Dio, esattamente le stesse, che si parli della Trinità, di Maria, della Chiesa, del matrimonio e della famiglia. E tutto ciò si esprime nel carattere intimamente e, vorrei dire, costitutivamente sponsale dell’Amore, che si può realizzare nell’uomo nel suo essere creato maschio e femmina, grazie alla differenza sessuale. Cioè quello che Dio, nel suo progetto, vuole realizzare nell’amore umano è esattamente quello che avviene tra le persone della Trinità. Di questa relazione è segno l’Amore tra  Cristo e la Chiesa. Come il Padre è principio di vita, e il Figlio è da Lui generato, lo Spirito Santo è la Relazione di Amore che intercorre tra le Persone della Santissima Trinità. Allo stesso modo, lo sposo, il maschio, è segno di questo principio di vita che l’azione del Padre, l’uomo è azione; la donna, invece, la sposa, come lo Spirito Santo, è soprattutto relazione. Lo Spirito Santo rende possibile lo scambio d’amore tra il Padre ed il Figlio; la Donna, con la sua accoglienza, con la disponibilità a generare, come lo Spirito Santo rende possibile la relazione tra le persone. Così come la Chiesa, genera i figli di Dio, nel Battesimo, e la loro rigenerazione, nel Sacramento della Riconciliazione, rende possibile la loro relazione con Dio. Tutto questo mi si rende presente in una mirabile sintesi, semplice e lineare, priva di contraddizioni e facilissima da capire. Il logos, l’ordine oggettivo e la sua comprensione, da parte dell’uomo, che Edith Stein trova nella realtà delle cose, riconduce quindi senza fallo la realtà a Dio, come al suo Principio ed al suo Autore, e la rende comprensibile, finalizzata, pregna di senso metafisico ed escatologico. Se la donna è relazione, come lo Spirito Santo, questa sua peculiarità si esprime nella sua vocazione alla maternità ed a gestare e generare la vita, alla accoglienza, alla particolare attenzione all’altro, a ordire quella rete di relazioni che riempie i vuoti grossolanamente lasciati liberi dalla azione maschile, a dare sostanza alle relazioni sociali ed a tutta le società umana, a creare quel sostrato confortevole di rapporti, relazioni, attenzioni, solidarietà, mutuo soccorso, di cui la società ha un bisogno vitale. In tutto questo si può capire perché Dio, come dice il Beato Giovanni Paolo II, ha affidato in modo tutto particolare l’umanità alla donna. A patto che essa realizzi le sue peculiarità, e non rincorra modelli maschili di affermazione di sé. Il compito della donna, complementare a quello dell’uomo, sembra essere quello di sostenere l’azione maschile e di mitigarne l’asprezza e la durezza con il soccorso, l’attenzione e la cura ai deboli, l’accoglienza, la comprensione, la delicatezza. Questo pare abbia fatto Maria nella Sacra Famiglia di Nazareth, e anche nella vita del Figlio. Questo fa la Chiesa. Questo sembra, infine, il fine proprio della ‘azione’ femminile, che non può rinnegare l’essere la donna all’origine della vita di ogni essere umano, e di avere quindi contraddistinto di tali connotati femminili l’immagine, il simbolo, l’archetipo stesso della madre. Ad essi non può derogare se non causando nella società una deriva schizofrenica dalle conseguenze imprevedibili ma sicuramente nefaste. Don Luigi si è rialzato e sta aggirando l’ampio piano dell’altare, verso lo stallo dal quale presiederà l’assemblea festante. Sento nell’anima un senso di pienezza ed un benefico calore. Non ho mai sentito Dio così vicino e così stretto alla sua creatura, all’uomo. La sensazione resta, ne consolida la convinzione, anche se non capisco il perché di tutto questo, ed a questa piccola esperienza alla quale guardo ora, senza rinnegarla, con un certo e salutare distacco, mentre temo di avere scritto un mare di sciocchezze.

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