Paolo Uccello: Natività di Maria (1433)
Volevo raccontare questa piccola
esperienza. Dopo la cena della Vigilia, siamo andati in Parrocchia per
partecipare alla Messa di mezzanotte. Siamo arrivati per tempo, tanto da trovare
posto nelle panche piuttosto avanti nella navata unica. Sulla parete
dell’abside, di fronte a noi, la immensa Deesis di Kiko Arguello. Qualche
minuto, e gli accoliti cominciano a transitare alla nostra destra in fila
indiana, di lato, guadagnando il fondo della chiesa per la processione
d’ingresso. Sfilano rapidi la croce astile, il turibolo, la Parola, i
concelebranti, ultimo il Parroco Don Luigi. Mi accorgo con sorpresa che
quest’ultimo porta in braccio una statua del Bambinello lunga una quarantina di
centimetri. Lo porta in braccio, esattamente come una madre il figlio. La
processione si schiera e comincia a percorrere la corsia centrale, alla nostra
sinistra, verso l’altare; il coro intona ‘Astro del Ciel …’. Ora vedo tutti
di spalle, la nuvola dell’incenso si disperde sopra le teste, le fila si aprono
a raggiera, ciascuno raggiunge il suo posto del cerimoniale liturgico. Don
Luigi, i curati ed il cerimoniere si accostano, invece, davanti all’altare, in
basso, le spalle alla assemblea, al centro del transetto, dove c’è un piccolo
presepe. La culla vuota, in attesa dell’evento. Mentre Don Luigi si china, ed
io, fino a quel momento quasi assopito e stordito, finalmente capisco cosa sta
per fare, d’un tratto mi ritrovo a guardare la scena come da un altro mondo, da
un’altra dimensione. Mi rivedo sfilare davanti come in un lampo le tante
letture sbocconcellate, anni di illuminazioni improvvise e quasi non cercate
sul mistero del matrimonio e della famiglia, una sintesi teologica,
psicologica, filosofica, del mistero sponsale e della dimensione trinitaria
dell’Amore. Mi sorprende come in un agguato la straordinaria unità ed intima
coerenza delle cose, delle categorie, degli archetipi di questo nostro mondo,
che scopro con sorprendente facilità stretto e solidale alla conformazione ed
alla logica, se così si possono chiamare, di un Dio Trinitario. Rimango
meravigliato di quanto stretto sia l’abbraccio con il quale Dio ha voluto
stringere la sua creatura, l’uomo, e quanto radicalmente profonda sia l’immagine
di Sé che Egli ha voluto imprimere in lui. Sembra tutto così semplice e facile!
Don Luigi si china e depone il Bambino nella culla: la Chiesa ha generato
Cristo! Esattamente come una madre, precisamente come Maria, fecondata dal
Padre, per opera dello Spirito Santo, la Chiesa genera continuamente Gesù
Cristo, il Salvatore. Le categorie e le dinamiche dell’Amore sono, nel disegno
di Dio, esattamente le stesse, che si parli della Trinità, di Maria, della
Chiesa, del matrimonio e della famiglia. E tutto ciò si esprime nel carattere
intimamente e, vorrei dire, costitutivamente sponsale dell’Amore, che si può
realizzare nell’uomo nel suo essere creato maschio e femmina, grazie alla
differenza sessuale. Cioè quello che Dio, nel suo progetto, vuole realizzare
nell’amore umano è esattamente quello che avviene tra le persone della Trinità.
Di questa relazione è segno l’Amore tra Cristo e la Chiesa. Come il Padre
è principio di vita, e il Figlio è da Lui generato, lo Spirito Santo è la Relazione
di Amore che intercorre tra le Persone della Santissima Trinità. Allo stesso
modo, lo sposo, il maschio, è segno di questo principio di vita che l’azione
del Padre, l’uomo è azione; la donna, invece, la sposa, come lo Spirito Santo,
è soprattutto relazione. Lo Spirito Santo rende possibile lo scambio d’amore tra
il Padre ed il Figlio; la Donna, con la sua accoglienza, con la disponibilità a
generare, come lo Spirito Santo rende possibile la relazione tra le persone. Così
come la Chiesa, genera i figli di Dio, nel Battesimo, e la loro rigenerazione,
nel Sacramento della Riconciliazione, rende possibile la loro relazione con Dio.
Tutto questo mi si rende presente in una mirabile sintesi, semplice e lineare,
priva di contraddizioni e facilissima da capire. Il logos, l’ordine
oggettivo e la sua comprensione, da parte dell’uomo, che Edith Stein trova
nella realtà delle cose, riconduce quindi senza fallo la realtà a Dio, come al
suo Principio ed al suo Autore, e la rende comprensibile, finalizzata, pregna
di senso metafisico ed escatologico. Se la donna è relazione, come lo Spirito
Santo, questa sua peculiarità si esprime nella sua vocazione alla maternità ed
a gestare e generare la vita, alla accoglienza, alla particolare attenzione
all’altro, a ordire quella rete di relazioni che riempie i vuoti
grossolanamente lasciati liberi dalla azione maschile, a dare sostanza alle
relazioni sociali ed a tutta le società umana, a creare quel sostrato
confortevole di rapporti, relazioni, attenzioni, solidarietà, mutuo soccorso,
di cui la società ha un bisogno vitale. In tutto questo si può capire perché
Dio, come dice il Beato Giovanni Paolo II, ha affidato in modo tutto particolare
l’umanità alla donna. A patto che essa realizzi le sue peculiarità, e non
rincorra modelli maschili di affermazione di sé. Il compito della donna,
complementare a quello dell’uomo, sembra essere quello di sostenere l’azione
maschile e di mitigarne l’asprezza e la durezza con il soccorso, l’attenzione e
la cura ai deboli, l’accoglienza, la comprensione, la delicatezza. Questo pare
abbia fatto Maria nella Sacra Famiglia di Nazareth, e anche nella vita del
Figlio. Questo fa la Chiesa. Questo sembra, infine, il fine proprio della
‘azione’ femminile, che non può rinnegare l’essere la donna all’origine della
vita di ogni essere umano, e di avere quindi contraddistinto di tali connotati femminili
l’immagine, il simbolo, l’archetipo stesso della madre. Ad essi non può
derogare se non causando nella società una deriva schizofrenica dalle
conseguenze imprevedibili ma sicuramente nefaste. Don Luigi si è rialzato e sta
aggirando l’ampio piano dell’altare, verso lo stallo dal quale presiederà
l’assemblea festante. Sento nell’anima un senso di pienezza ed un benefico
calore. Non ho mai sentito Dio così vicino e così stretto alla sua creatura,
all’uomo. La sensazione resta, ne consolida la convinzione, anche se non
capisco il perché di tutto questo, ed a questa piccola esperienza alla quale
guardo ora, senza rinnegarla, con un certo e salutare distacco, mentre temo di
avere scritto un mare di sciocchezze.
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