giovedì 1 gennaio 2009

Elogio all’intelligenza dei politici














Sono all’esame in Commissione alla Camera i progetti di legge n. 1756 e n. 1658. Il primo ("Disciplina dei diritti e dei doveri di reciprocità dei conviventi"), proposto dal Popolo delle Libertà, relativo alle libere convivenze di fatto (non so se sia lo stesso a cui lavorano i ministri Brunetta e Rotondi); il secondo ("Reati commessi per finalità di discriminazione o di odio fondati sull'orientamento sessuale o sull'identità di genere") alla introduzione nel nostro ordinamento del reato di omofobia, per la repressione di condotte che possano determinare una discriminazione sulla base degli orientamenti sessuali e l’identità di genere.
Credevamo che fosse chiaro che il riconoscimento di specifici diritti alle persone conviventi di fatto in quanto tali, richiedendo, come suo inevitabile e preliminare passaggio, la definizione di che cosa si debba intendere per coppia di fatto, finiva per contenerne, per ineluttabile necessità logica, il riconoscimento.
Pensavamo altresì che si fosse compreso che il riconoscimento di una sia pur sui generis specificità delle coppie di fatto e di facoltà, prerogative e diritti legati e connessi alla relativa appartenenza avrebbe inevitabilmente finito per introdurne la disciplina nel nostro ordinamento, con parallelo indebolimento della famiglia.
Ci eravamo illusi che si fosse capito che, in realtà, i conviventi di fatto non necessitavano del riconoscimento di alcun diritto, essendo molte pretese già soddisfatte dall’ordinamento giuridico ed altre incompatibili con un rapporto che si svolge, per l'appunto, di fatto, in via del tutto privata e senza l’assunzione, con il matrimonio, di alcun formale e solenne obbligo nei confronti della collettività.
Ci pareva evidente che l’unica vera esigenza sottesa alla battaglia per i pacs, dico o come li si voglia chiamare era quella di legittimare il rapporto affettivo tra omosessuali e, in seconda istanza, il loro matrimonio.
Chi poteva immaginare che fosse, poi, ancora dubbio che un emendamento legislativo sulla cosiddetta omofobia, vale a dire sul pericolo di discriminare qualcuno per il suo orientamento sessuale o la sua identità di genere, avrebbe comportato il rischio di introdurre un vero e proprio reato di opinione, e che una tale norma avrebbe, guarda caso, spianato la strada proprio al matrimonio omosessuale?
Dopo il Family Day del 12 maggio 2007 avevamo ritenuto che oltre un milione e mezzo di persone in Piazza San Giovanni a Roma avessero reso chiaro come la pensasse, su questi temi, la maggioranza reale del popolo italiano; le famiglie italiane, quelle che, con i loro sacrifici quotidiani ed i loro figli, mandano avanti la carretta di questo scalcinato Paese.
Caduto il governo Prodi, infine, ci eravamo rasserenati ed avevamo tirato un sospiro di sollievo e creduto definitivamente tramontato il suo allucinante programma etico e bioetico.
Per un attimo ci siamo adagiati.
Ma l’illusione è finita.
Forse abbiamo capito perché il Ministro Brunetta aveva potuto ricevere l'invito al Festival del Diritto di Piacenza del settembre scorso ...

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