domenica 5 ottobre 2008

Il Festival del Diritto in ‘pubblico’ e in ‘privato’


Credo che gli aspetti più importanti del Festival del Diritto recentemente concluso a Piacenza siano, più che quelli ‘pubblici’ (sui quali, solo, si è voluta soffermare una parte dei media, diffondendosi in elogi sperticati ed incondizionati sull’evento e sulla sua organizzazione), quelli nascosti (o, per così dire, ‘privati’), ai quali, per quanto evidenti, alcuni, chiuso il Festival, non hanno più inteso dare peso, ritenendoli superati dal lustro che, al loro dire, dal Festival darebbe derivato alla nostra città.

Se si considera che nell’ambito del Festival del Diritto si è attuata una deliberata (e cioè dolosa, e non solo colposa, come da parte di alcuni si vorrebbe far credere) discriminazione a danno dei cattolici, strumentalizzandone nel contempo la presenza (peraltro sparuta e flebile) per spacciare l’evento come pluralista e partecipativo ed attuare, così, una vera e propria mistificazione a danno delle persone, c’è da chiedersi se la risonanza nazionale dell’evento basti a renderne la città fiera, o non sia, piuttosto, vero il contrario.

Soprattutto se, come credenti, si considera che, sui temi etici, la tribuna del Festival ha costituito la unilaterale cassa di risonanza del credo del fronte laicista, in molti casi nemico dichiarato della Chiesa, di cui (come si riferisce abbia fatto perfino qualche relatore ‘cattolico’ della kermesse) lamenta l’ingerenza, e della sua dottrina.

Il Festival ha proposto, in modo surretizio, un cumulativo ‘pacchetto’ culturale etico-giuridico ispirato e contraddistinto da un chiaro marchio ideologico, e ciò ne ha velato ed intristito ogni, anche autorevole, presenza ed aspetto.

Per una singolare coincidenza con il tema di queste poche righe, come annunciato dal Prof. Rodotà, la prossima edizione del Festival si occuperà di ‘pubblico e privato’.

Un Giano bifronte, due facce della stessa medaglia.

Temiamo le stesse che abbiamo già visto.

Nessun commento: