domenica 12 ottobre 2008

Femminea




“Carissimo, lo Spirito dichiara apertamente che negli ultimi tempi alcuni si allontaneranno dalla fede, dando retta a spiriti menzogneri e a dottrine diaboliche, sedotti dall'ipocrisia di impostori, già bollati a fuoco nella loro coscienza. Costoro vieteranno il matrimonio, imporranno di astenersi da alcuni cibi che Dio ha creato per essere mangiati con rendimento di grazie dai fedeli e da quanti conoscono la verità” (Tim. 4, 1-5, 2).

Al TG1 del medesimo mercoledì 9 ottobre 2008, dal cui ufficio è tratto il passo della Sacra Scrittura sopra riportato, due servizi giornalistici: uno sul disegno di legge (sacrosanto per alcuni) che elimina la presunta discriminazione delle donne quanto alla attribuzione anche del cognome della madre ai figli; l’altro sulla vanità maschile che spopola quanto all’uso di profumi, fondotinta, lucidalabbra, cerette, e via dicendo.

Abitiamo una società sempre più femminea, che relega la salutare rudezza maschile e ciò che essa significa(va?) alle polveri grigie e grevi dei solai.

I maschi per primi, allevati nella prospettiva della auto-affermazione personale e della soddisfazione dei piaceri in famiglie fatherless o dove i padri, travolti dalla violenza della cultura femminista sessantottina, oggi divenuta cultura e costume popolare, hanno abdicato alle loro prerogative, e latitano; i maschi per primi, che non conoscono un Padre e la sua correzione, epperciò si trascinano nella vita snervati, deboli e rinunciatari, refrattari al combattimento ed alla lotta; i maschi per primi esigono una società materna che, escluso ed eliminato ogni rischio, prometta e garantisca loro la soddisfazione dei bisogni e l’appagamento dei piaceri.

Quali essi siano.

Ciò che determina una ideale regressione della società, sotto il segno snaturato dalla madre, e degli individui che la compongono ad uno stadio di sviluppo infantile, dove, come per i bambini, anche la sessualità si confonde nel magma di una personalità che stenta a formarsi e si perpetua nelle pulsioni egocentristiche ed edonistiche primigenie.

Persa la percezione e la consapevolezza della propria identità, in primis sessuale, e della propria vocazione, svanisce anche la comprensione dei fondamentali istituti della vita umana, a cominciare dal matrimonio e dalla famiglia, che dal secolo scorso gemono infatti sotto i colpi di un attacco senza precedenti nella storia.

Avviene come per i bimbi piccoli, per i quali il mondo è un tutto indistinto che si riassume nel volto della madre, del quale loro costituiscono il centro.

Il cerchio involuto dei rapporti del bimbo con la madre segna, sotto un cielo denso di nubi basse e plumbee, il cupo orizzonte dei nostri tempi, la cui speranza è che questa coltre possa d’improvviso rompersi per l’irrompere di un uomo. Di un padre.

Anzi, del Padre.

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