domenica 9 dicembre 2007

“Cari preti, ben vi sta”

“Cari Preti, ben vi sta”.
Questo il titolo a tutta pagina con cui Vittorio Feltri apre il quotidiano Libero di oggi, 9 dicembre, che ha suscitato nel mio animo una adesione spontanea, piena, divertita e, in certo qual modo, liberatoria.
Per quanto riguarda i temi sensibili, quelli, per intenderci, che riguardano i valori non negoziabili, si può, infatti, dire chi il governo Prodi ed il Centro-sinistra in generale, anche prima di vincere (si fa per dire), le elezioni, non ne abbiano mancato uno: li ha infilati, puntualmente, tutti, sempre in senso contrario al magistero della Chiesa, suscitando nei ministri di quest’ultima, nei fedeli ed anche in tanti cittadini semplicemente di buon senso, vive apprensioni, quando non angoscianti attese le più volte risoltesi, per ragioni diverse dalla volontà ed alla politica governativa ed anzi in palese contrapposizione alla stessa, nel sospiro di sollievo per il pericolo scampato.
Vedi, per esempio, il referendum sulla fecondazione assistita ed il Family Day.
Famiglia e coppie di fatto anche omosessuali, eutanasia, testamento biologico, cognome dei coniugi e dei figli, fecondazione assistita e sperimentazione sugli embrioni, stupefacenti.
Tutti temi prepotentemente portati alla ribalta dell’Aula o delle Commissioni parlamentari.
Ed ora questa norma liberticida sull’omofobia.
Il movimento gay si è sempre affermato con la violenza (basti pensare ai modi e toni dei “Gay Pride”), l’intimidazione, l’imposizione.
Nel 1973, con delibera, se non ricordo male, per la prima volta assunta non all’unanimità, ma con una maggioranza più o meno risicata, l’American Psychiatric Association ha espunto l’omosessualità dal Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM).
Salvo poi includerla nel DSM III, sotto il più generico termine di Sexual Disorders Not Otherwise Specified.
Allo stesso modo, sotto la sferza delle lobbies gay, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.).
Per inciso, se l’omosessualità non è una patologia, non si capisce perché il Servizio Sanitario della Regione Emilia Romagna assuma a suo carico ed a spese dei contribuenti i costi per gli interventi chirurgici di cambiamento di sesso.
Ciò, comunque, significa che una parte non piccola del mondo scientifico ancora ritiene che l’omosessualità abbia connotazione patologica e derivi da una mancata integrazione e pieno sviluppo della personalità dell’individuo, mentre è indubbio che la stessa sia in contrasto con l’ordine naturale, che dalla stessa costituzione fisica dell’uomo e della donna ne postula la complementarietà sessuale, finalizzata alla procreazione.
In tal senso è l’intera tradizione mondiale delle civiltà, mentre si è notata una maggiore incidenza dell’omosessualità in quella occidentale.
La percentuale di omosessuali in occidente pare, in ogni caso, avere dimensioni irrisorie (l’1% ca.) della popolazione, mentre nessuna attendibilità si può ascrivere al rapporto Kinsey del 1953, che ne indica la normalità e la asserita presenza nella popolazione in misura pari al 10%.
Ciò per l’inidoneità del campione esaminato e la scarsa precisione dei riferimenti che avrebbero portato ad un tale risultato.
Benché le cause ne siano ignote, per molti studiosi, l’omosessualità è, in ogni caso, tuttora considerata una devianza ed uno stato patologico della personalità, da cui, oltre tutto, si può guarire.
Sia chiaro che queste considerazioni non intendono in alcun modo infierire sulla condizione degli omosessuali e sulla loro storia personale, segnata da indubbia sofferenza e perciò meritevole di attenzione e rispetto.
Ma la pretesa di imporre alla società, in modo talora volgare e provocatorio, l’omosessualità ed i rapporti omosessuali quale valido e del tutto naturale modello di vita, addirittura alternativo alla famiglia, non è in alcun modo accettabile, per amore del bene comune.
In questo caso, infatti, la condizione omosessuale diventa come un abominio e motivo di scandalo per i più deboli.
Nessuno può dire quali effetti possa avere l’adozione di figli da parte di coppie gay.
Se consideriamo i danni derivati ai figli dalla semplice assenza del padre nelle separazioni e nei divorzi, è tuttavia legittimo attendersene effetti devastanti prima per i figli e poi per l’intera società.
Per altro verso, oltrecché il palese contrasto con l’ordine naturale, la convinzione che il genere, maschile o femminile e gli altri di nuovo conio (gay, lesbica e transessuale, mi pare), possa costituire oggetto di una scelta dell’individuo non poggia su alcuna base scientifica, ed ha già avuto tragiche smentite in passato.
Ebbene, se anche alla Camera dei Deputati sarà approvata la norma sull’omofobia inconsultamente approvata in Senato nei giorni scorsi, con il voto di sedicenti cattolici (ivi incluso il Sen. Mastella), c’è da chiedersi se in futuro si potrà ancora ipotizzare, prima ancora che sostenere, che l’omosessualità sia una patologia, e che il suo espandersi, legato a problemi di sviluppo ed integrazione della personalità irrisolti, abbia effetti negativi sulla società e sugli stessi individui che ne sono afflitti; c’è da chiedersi se potrà ancora legittimamente negarsi agli omosessuali il diritto di sposarsi e di essere considerati una vera e propria famiglia, al pari di quelle eterosessuali, con pari diritti, e di adottare figli, senza rischiare la condanna a qualche anno nelle patrie galere.
Eppure la norma, irresponsabilmente voluta dalle sinistre, è passata in Senato con il voto decisivo di sedicenti cattolici e, tra gli altri, del Sen Cossiga.
Occorre altro?
Occorre altro per avvertire la vergogna, il sapore di macabro, la puzza di cadavere che trasuda dalle coscienze di tanti mezzi uomini che, autoproclamandosi cattolici (adulti) neppure si rendono conto dal male che fanno alla nostra società, alle nostre famiglie, ai loro ed ai nostri figli, che con la loro ottusità ed il loro ipocrita buonismo si inchinano ed aprono le porte ai nemici della Chiesa, all’Anticristo di solovieviana memoria?
Ricordo alcune letture giovanili, dove si diceva che per la Chiesa Orientale, che non conosce i sette peccati capitali, questi sono sostituiti da cinque “veleni”.
Uno di questi è la stupidità.
Stupidità come mancanza di discernimento, di cogliere l’essenza ed il significato del reale, dei fatti che accadono, degli esiti di certe scelte.
Ebbene la stupidità, questo veleno mortale, pare regnare incontrastato, come non mai, tra i nostri parlamentari e nelle menti e coscienze ottenebrate di tanti nostri concittadini e, purtroppo, anche di tanti pseudo cattolici, più o meno dossettiani e comunisti.
Tanto che ci si deve chiedere quanti tra loro, e tra quei preti che tuttora confidano nella validità del dossettismo, nella possibilità della sintesi tra marxismo e cristianesimo, si rendano conto degli effetti devastanti di quell’insulso buonismo relativista da cui si sono lasciati sedurre e governare per un inconfessato amore di quieto vivere, quello stesso che si esprime nella bandiera arcobaleno e nelle codarde farneticazioni dei pacifisti, per un’ansia spesso vigliacca che impedisce loro di dire e riconoscere la Verità, volendo accontentare tutti e così, in nome di un malinteso dialogo, pretendere di poter accordare cittadinanza a principi e modi di vivere che, al contrario, sono invece inemendabili ed inconciliabili con i valori in cui si è sempre riconosciuta la civiltà occidentale, con le sue radici cristiane che l’hanno fatta grande, e che, perdipiù, non accordano ai cristiani ed alla Chiesa alcuna reciprocità, tanto da voler imporre, in Italia ed in Europa, la loro inflessibile dittatura, fondata sulla ideologia, cosiddetta del relativismo.
Ha ragione Feltri: cari preti (e cari catto-comunisti), ben vi stà.
Ben ci stà.
Per tutte le volte che abbiamo confidato nella nostra insulsa e striminzita ragione umana piuttosto che nella potenza della Verità; che abbiamo scambiato l’amore del prossimo con la vigliaccheria di un borghese quieto vivere.
E tuttavia, immersi in tutto questo male che ormai ci avvolge in spire che paiono vieppiù soffocanti, vogliamo ridare fiato alla speranza.
Alla Speranza cristiana che nel Natale prende un corpo mortale.
Quello di Nostro Signore, che dal Male si è lasciato annientare, per sperimentare nella sua carne mortale la Resurrezione e la Vita.
Nella speranza che c’è una Giustizia, che, come dice il Santo Padre nella recente, stupenda, enciclica, ha potere anche sul male passato, sulla morte e sulle tante ingiustizie e sofferenze che l’uomo, confidando in sé stesso e nel mito e nell’illusione di una ragione fallibile e fallace, ha provocato.
Lo Spirito convincerà il mondo quanto al peccato.
E c’è da sperare che tante coscienze, di fronte al macabro spettacolo di un’ideologia che vuole uccidere la libertà ed imbavagliare ed annientare la Chiesa, possano risvegliarsi ed aprire gli occhi ad una consapevolezza nuova.
E’ tempo di Avvento, è tempo di Speranza.

Nessun commento: