martedì 30 luglio 2013

A proposito di omofobia

Prima di parlare di omofobia, e della proposta di legge sulla quale, il 22/7 p.v., inizierà la discussione alla Camera dei Deputati, occorre fare una premessa: non siamo omofobi!
Anche noi riteniamo che la discriminazione in ragione degli orientamenti sessuali sia odiosa, in particolare se attuata con mezzi violenti o con incitamento alla violenza!
A patto, tuttavia, di chiarire che cosa si intenda per discriminazione.
Mi chiedo, infatti, se, come padre, vieto ed impedisco al mio figlio minore di andare a fare i compiti, o in vacanza, a casa del compagno di classe, figlio di madre lesbica, convivente con la compagna, perché ritengo che la pratica volontaria della omosessualità sia espressione di un grave disordine morale e sia, come tale, diseducativa e dannosa per la società, e se traduco queste mie libere e personali convinzioni (o pregiudizi, se così si preferisca chiamarli) in una condotta pratica come quella che ho or ora descritta, realizzo o no una condotta discriminatoria? E sono, quindi, passibile di condanna penale?
E se, come insegnante, somministro nelle mie lezioni gli stessi contenuti sul tema della omosessualità e della distinzione ed orientamento di genere, sollecitando attività di contrasto ad una legislazione di favore al riconoscimento delle coppie di fatto omosessuali, al matrimonio gay ed alla possibilità di adozione da parte di tali coppie, commetto o no il reato di omofobia?
E ancora: se, come ministro del culto (cattolico ma anche mussulmano o di altra confessione religiosa), affermo i medesimi concetti nelle mie prediche, od omelie domenicali, evidenziando il carattere illecito o peccaminoso della omosessualità volontariamente praticata, ritenendola una perversione contraria all’ordine naturale delle cose ed invitando i fedeli, pur nella misericordia verso tutti i peccatori, a contrastare, per il bene comune, l’affermazione di tali modelli comportamentali in ogni possibile sede, sono o no passibile di condanna come omofobo in base alla nuova legge che il Parlamento si appresta a discutere?
Se la risposta a tali quesiti sia negativa, allora occorrerà quanto meno introdurre nel testo unificato della proposta di legge un emendamento, di matrice ampiamente garantista.
In tal senso si auspica si voglia muovere il mondo politico, a tutela del bene comune e di quello che credo sia il comune sentire della stragrande maggioranza degli italiani.
Diversamente, si avrà la conferma della mala fede dei proponenti, e di trovarsi di fronte ad un vero e proprio colpo di mano delle ideologie omosessuali e di gender.
Un conto, infatti, è la discriminazione quando consista in una scelta che introduce odiosi criteri di disuguaglianza (la persona umana ha la stessa dignità, a prescindere dal colore della pelle, dalla cittadinanza e dalla razza di appartenenza); altro discorso, invece, è una scelta che sia indotta da oggettive differenze tra diverse situazioni.
Per esempio quelle relative all’omosessualità ed alla identità di genere (temi che neppure nel mondo scientifico godono di unanime accoglienza e valutazione), ed a quale debba essere la loro relazione con l’etica e la morale ma anche con istituti di rilievo pubblicistico (matrimonio, famiglia, adozione) che, essendo precipuamente finalizzati per loro natura alla procreazione ed alla educazione delle nuove generazioni di cittadini, per tali specifiche ragioni (e non altre) godono del favor del legislatore.
Sulla base di un dato oggettivo di natura, della tradizione e delle personali convinzioni religiose o filosofiche o semplicemente antropologiche, si può infatti ritenere che le pratiche omosessuali, assolutamente libere e lecite nell’ambito privato, siano invece deleterie per la società, in sé ed a maggior ragione se improvvidamente dotate di rilievo pubblicistico.
Mi chiedo se, avendo tali convinzioni, alla luce delle norme che si intendono introdurre, si potrà in futuro tradurle in azione, nella educazione dei figli, nell’insegnamento, nella cura dei fedeli e nella evangelizzazione, nell’azione politica, e non si rischi, invece, l’accusa di omofobia, il processo penale e la conseguente condanna.
Da questo punto di vista, le norme proposte sembrano oltremodo vaghe ed ambigue, suscettibili di ampia strumentalizzazione e di azioni intimidatorie e repressive da parte di certe frange delle lobbies gay, che in più occasioni hanno dimostrato di non disdegnare l’imposizione forzosa e violenta del loro a mio parere discutibile credo.
Con questa proposta di legge è, probabilmente, in gioco una consistente parte della nostra libertà, maggiore di quanto non si pensi; e forse è bene non limitarsi a stare a guardare.
In Francia, per esempio, se ne sono accorti, e ne stanno facendo le spese.

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